Figli si nasce, genitori si diventa.
La famiglia intesa come sistema vitale e dinamico, si modifica nel tempo in base alle esigenze che si hanno.
LA FAMIGLIA QUINDI, E’ UN SISTEMA IN MOVIMENTO …. RISULTA FAMIGLIA :
- UN GIOVANE ADULTO NON SPOSATO
- UNA COPPIA APPENA SPOSATA
- UNA FAMIGLIA CON I FIGLI PICCOLI
- UNA FAMIGLIA CON I FIGLI ADOLESCENTI
- UNA FAMIGLIA “TRAMPOLINO DI LANCIO” PER I FIGLI
- UNA FAMIGLIA NELL’ETA’ ANZIANA.
La famiglia è composta da due sottosistemi, genitori e figli che ne scandiscono gerarchie, ruoli e confini.
Quando questi ruoli vengono conservati il rapporto che ne nasce è sicuramente un rapporto sano, per sano intendiamo, ruoli ben definiti da regole e confini tra chi fa le regole e chi le “subisce” (Naturalmente si creerebbe uno squilibrio se in casa fossero i bambini a decidere).
Due sono gli assi relazionali su cui si muovono queste dinamiche , asse del rapporto coniugale e quello della relazione parentale figlio/genitore .
Il primo asse si basa sulla differenza di genere e di ruoli che la società impone sia all’uomo che alla donna, entrambi si ritrovano a collaborare all’interno di una coppia cercando di soddisfare le esigenze della famiglia.
In questo primo sottosistema si incontrano le caratteristiche anche quelle individuali, relative alle proprie famiglie di origine;
Il secondo asse invece presenta dinamiche generazionali che includono disagi e tensioni, infatti entra in gioco anche il salto generazionale che complica un rapporto di crescita bilaterale e in itinere.
“Anagraficamente” si diventa genitori con la nascita di un figlio, ma perché davvero si stabilisca una relazione genitore-figlio ci vuole ben altro che non il semplice nascere ed assumere tale ruolo.
É necessario un percorso di crescita, che, nell’arco di tutta la vita, accompagna gli uni e gli altri, in un percorso, solo a volte, di reciproca conoscenza e comprensione.
Nessuno fornisce un libretto di istruzioni e l’unica realtà che ci accomuna tutti e che si impara strada facendo e molto spesso sbagliando. Non ci sono delle ricette o dei consigli infallibili, ma educare spesso racchiude un insieme di dinamiche sociali, culturali e “familiari”.
Acquisirne un’autentica consapevolezza è un passo essenziale nel percorso di crescita individuale, anche se a volte può significare dover affrontare stati emozionali forti, non sempre facili da gestire.
Momenti di felicità e di percorso agevolato esistono, ma in maggioranza ci sono periodi che presentano ostacoli ed ansie, riconoscerne il percorso è l’unico sistema per riuscire a canalizzare le proprie energie nella direzione che sia giusta per noi e che davvero ci interessa.
Ci sono delle considerazioni da affrontare.
La prima è che nel rapporto genitori-figli, i genitori sono quelli che hanno più potere.
I figli, teoricamente, possono scegliere ma nella realtà l’influenza, che sia diretta oppure indiretta, è fortissima.
I figli, se pur “oppositivi” o caratterialmente opposti si riconosceranno sempre in questa realtà. (Freud ci parlava di super-io, l’istanza psichica che regola il comportamento e presiede alla coscienza morale / ”genitori interiorizzati”).
La seconda considerazione è che, nella vita . Siamo tutti figli, anche i genitori !
….e se questa parte di noi , che è presente in tutti , ha sofferto, non si è sentita compresa o contenuta nelle proprie emozioni, non riuscirà mai ad uscire fuori dalla stereotipia imposta dalla società e non riuscirà ad andare incontro a quella che è la propria “situazione specifica”, per cui non si avrà mai una crescita adeguata e armonica.
Questo succederà sempre se noi continuiamo nella rigidità dicotomica Genitore /figlio.
Bisogna iniziare, fin da quando sono piccoli, ad accettare i propri figli come diversi da sé, come individui che dovranno affrontare la società in base ai loro strumenti e capacità.
Per quello che sono realmente.
Nello stesso tempo è fondamentale riuscire a vedere un genitore come persona, che può fallire, sbagliare, essere stanco, insomma bisogna riuscire a mettersi in gioco e restarci.
Non è affatto facile essere un buon genitore, si fa a pugni con le proprie paure e i propri limiti e spesso non si riesce ad uscire dal pregiudizio. Però bisogna essere pronti ad ascoltare quei quei piccoli segnali che ci invitano a rallentare e cambiare, a volte ,direzione.
La soluzione potrebbe essere un nuovo modo di comunicare, un nuovo modo di essere genitori ma anche figli.
Forse, paradossalmente imparando ad essere figli, superando quei blocchi vissuti nel nostro percorso da figlio si può imparare ad essere genitori.
+ Non ci sono commenti
Aggiungi il tuo